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mercoledì 5 febbraio 2020

Microchip sottopelle

steampunk

Addio portafogli, chiavi elettroniche e carte di credito: migliaia di persone in Svezia hanno inserito sottopelle un dispositivo contactless, un microchip che utilizzano per pagare la spesa, le bollette e aprire la porta di casa.


Il sito The Conversation riporta che sono almeno 3.500 gli svedesi che hanno scelto di fare questa operazione. Come si spiega il fenomeno? Secondo gli esperti è un riflesso dell'articolata scena culturale svedese, strettamente connessa al biohacking.

HACKER DEL FUTURO. I biohacker sono biologi, spesso dilettanti, che conducono esperimenti in biomedicina al di fuori delle istituzioni tradizionali come università, aziende mediche e altri ambienti scientifici ufficiali.

Come gli hacker si inseriscono nelle reti dei computer modificandole, i biohacker modificano qualsiasi materiale biologico in circolazione, inclusi gli umani.

In questa cultura ci sono mode e tendenze diverse, nicchie e sottonicchie. Una di queste è quella dei transumanisti: informatici che scelgono di intervenire direttamente sul corpo umano superando, dove possibile, i suoi confini biologici.

Solo così, dicono, gli esseri umani saranno in grado di competere con l'intelligenza artificiale in futuro. La cultura biohacking svedese appartiene tendenzialmente a questo movimento e a sottogruppi come i "grinder", che hanno scelto di replicare sull'uomo l'uso dei microchip già utilizzati da decenni per tracciare animali e pacchi.

Fonte: QUI

martedì 21 gennaio 2020

razzo che si auto-consuma durante il lancio

lanciofalcon

Nella corsa allo Spazio delle compagnie private l'imperativo assoluto è (indovinate un po'?) tagliare i costi. E se per alcuni la soluzione è ricorrere a vettori riciclabili, due Università europee stanno lavorando a un progetto diverso: un razzo "autofago", capace di vaporizzare il proprio motore in fase di lancio trasformandolo in spinta utile per il carico.


L'idea dell'Università di Glasgow (in Scozia) e della Oles Honchar Dnipro National University (in Ucraina) servirebbe a ridurre sensibilmente i costi dei lanci e avrebbe, come positivo effetto collaterale, quello di minimizzare l'immissione di detriti spaziali in orbita terrestre. I test del prototipo sono descritti sul Journal of Spacecraft and Rockets.

Chi sono i maggiori produttori di detriti spaziali?
SPINGI E DISSOLVITI. Oggi, la maggior parte dei razzi utilizza ingombranti serbatoi di carburante il cui peso è in genere molto maggiore di quello del carico utile. Ciò riduce l'efficienza del vettore, oltre a contribuire al problema dei rifiuti spaziali: queste parti del razzo infatti si staccano e finiscono in orbita dopo il rilascio del satellite trasportato.

Un razzo con un motore autofago (cioè che si "auto-mangia"), in grado di consumare la propria struttura durante l'ascesa, lascerebbe più spazio da destinare al carico, permettendo di realizzare vettori più piccoli per satelliti commerciali e riducendo i costi dei lanci spaziali.

COME FUNZIONA. Il motore autofago consuma una barra di propellente formata da un guscio di carburante solido all'esterno (una plastica dura, come il polietilene) e da un ossidante all'interno. A contatto con il calore del motore, carburante e ossidante si vaporizzano in gas che fluiscono nella camera di combustione. Oltre alla spinta si genera il calore necessario a vaporizzare la successiva sezione di propellente.

Variando la velocità di avvicinamento della barra al motore, i ricercatori sono riusciti ad accelerare e rallentare il vettore, una capacità davvero rara per un motore solido. Il prototipo è in grado per ora di sopportare operazioni di laboratorio della durata di un minuto.

QUESTO RAZZO SI AUTODISTRUGGERÀ. «La barra di carburante costituirebbe il corpo del razzo, e mentre il veicolo sale, il motore si consumerebbe dalla base alla punta, liberando spazio», spiega Patrick Harkness, tra gli ideatori, «ciò significa che la struttura del razzo finirebbe consumata sotto forma di carburante, e non dovremmo affrontare i soliti problemi di eccessiva massa strutturale». Il prossimo passo sarà capire come incorporare questo tipo di motore in un veicolo di lancio.

Fonte: QUI